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Considerazioni e analisi sui terremoti e sulla sequenza sismica umbro-laziale-marchigiana

Considerazioni e analisi sui terremoti e sulla sequenza sismica umbro-laziale-marchigiana

Abbiamo sentito sulla nostra pelle, essendo marchigiani, i vari terremoti che, da basse magnitudo alla punta di 6.5, si sono succeduti in questi mesi.

Ci riferiamo alla sequenza sismica tuttora in atto nel centro Italia, nel settore di Appennino collocato nell’area di confine di ben quattro regioni, ovvero Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo.

Sulle cause leggiamo tesi dalle più fantasiose a quelle più accreditate, dalla ignobile punizione divina alle più probabili trivellazioni (cit. Maria Rita D’orsogna), ma quello che più interessa sono gli effetti. Di sicuro c’è un movimento di faglie.

Tutto inizia senza scosse precursori di particolare rilievo (foreshocks), manifestandosi subito con l’evento più forte (mainshock), pari a magnitudo 6.0 alle ore 3:36 del mattino del 24 agosto nei pressi dell’abitato di Accumoli, in provincia di Rieti, sino ad arrivare alla scossa di magnitudo pari a 6.5 (mainshock) il 31 ottobre 2016 nei pressi di Norcia.

Il meccanismo responsabile della genesi di tali terremoti è ben noto in letteratura ed è associabile all’azione di “sprofondamento” della catena appenninica verso il Mar Tirreno, struttura che praticamente “insegue” la catena stessa che, viceversa, tende a “spingere” verso l’Adriatico.

In sostanza, una volta formata la catena appenninica, l‘apertura del mar Tirreno ha generato un vero e proprio “richiamo” di blocchi della catena stessa verso ovest, proprio verso mar Tirreno. Tale richiamo, accompagnato dal relativo “sprofondamento” della catena stessa, è responsabile della genesi delle tipiche conche intrappenniniche quali quelle di Terni, Norcia e Amatrice appunto, Rieti, L’Aquila, Avezzano, Sora e Cassino.

Si tratta di aree quasi sempre ad alta sismicità, in quanto rappresentano la fase iniziale del processo di sprofondamento della catena che, in direzione del Tirreno, si è ormai completamente espletato.

Ma tecnicamente quando si generano i terremoti?

Quando le tensioni presenti lungo il piano di faglia superano una determinata soglia, dipendente dalle caratteristiche dei materiali coinvolti e da altri fattori, si genera il terremoto.

Quante situazioni analoghe a quella descritta sono presenti nell’Appennino centrale?

Molte, se consideriamo i maggiori terremoti degli ultimi 20 anni nell’Appennino centrale, ci si accorge di una stretta correlazione tra i terremoti attuali e i precedenti, ovvero della sequenza umbro-marchigiana del 1997-1998 e del terremoto dell’Aquila del 2009.

Cosa è possibile fare per evitare simili disastri alle infrastrutture e perdita di vite umane?

Solo prevenzione, cercando di costruire al meglio, cosa purtroppo impossibile nei centri storici dei borghi medievali appenninici dove si può solo mettere in sicurezza interi paesi, ma siamo noi che dobbiamo adattarci al decorso naturale della modellazione della superficie terrestre, il contrario è impossibile e lo sarà sempre.